Origini

LE ORIGINI DEL TRIVICE (TREDICI) 

Pòco o niente se sàpe,imgprolocohome
‘e còmme è nàto ‘stu casàle,
o, ppecchè accussì se chiàmma,
ma nun ce n’avìmmo fa nu dramma.
Danièle e Giustiniàni, a capì, ce dànno na màno:
‘a spiecaziòne è sèmprece:
‘o nòmme vène ‘a Trèvece,
pecchè ccà, tre stràte se ‘ncuntràvano:
chèlla ‘e Centurano, Sàn Clemente e Falciàno!

 (tratto dal libro “Cammenànno…..Cammenànno”
itinerari storico-artistici dimenticati di Aldo Postiglione)

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IlTrivice dell’Asino” era il punto di unione di tre antiche strade che univano le frazioni di Tredici (Trevicim), San Clemente (Macerata) e Centurano (Centumaure), nominate nei documenti già a partire dal dodicesimo secolo.

Non si conosce il motivo di tale denominazione: si tratta di qualche avvenimento legato ad un asino o al fatto che le strade erano percorse spesso da asini, animale da lavoro comune a quei tempi.

I tre borghi si trovavano all’interno del feudo di Macerata e della Starza della Cerasola, proprietà dei Conti di Casahirta: Francesco II e la moglie Catherina (sono i della Ratta, Conti di origine spagnola). 

Alla fine del ‘400 Giulio (nipote di Francesco II), figliuol anch’egli di Sandolo, ebbe dal medesimo Conte Francesco e della Contessa Catherina il feudo di “Macerata, e la Starsa della Cerasola, nel territorio di Caserta”.

(F. Campanile – Le armi dei nobili Napoli 1610).

  

 

Storia del Trivice

San Clemente: la dotta, la pia, la martire

San Clemente, Casale dalla vita attiva e prospera nel passato, fu anche punto di riferimento culturale per aver dato i natali sia al poeta Francesco di Maio, autore del poema latino La Clementiade, sia al prestigioso Francesco Daniele  che ebbe fama tra i dotti per la sua varia erudizione, la capacità critica e l’impegno profuso per dar luce ad alcuni luoghi della nostra storia, che gli portarono numerosi e prestigiosi riconoscimenti ufficiali.  Il palazzo Daniele, già palazzo Pagano, all’angolo di Via Daniele e Via Galatina, è testimonianza dell’importanza della famiglia che vi risiedeva. Sul portale d’ingresso è incisa la data del 1685.

Ma prima di entrare nel Casale, ci conviene percorrere, da Tredici, la Statale Caserta-Maddaloni per un duecento metri verso Maddaloni e fermarci alla medioevale Chiesa di Santa Maria a Macerata ricordo del Villaggio di Macerata non più esistente e forse inglobato in San Clemente. Il simulacro della Madonna di Macerata è oggi custodito nella chiesa parrocchiale del Casale,  testimonianza dell’ancora forte legame degli abitanti con la Vergine, a cui certamente affidarono i loro cari colpiti dal colera nel 1836.

Chiesa di Santa Maria a Macerata

Chiesa di Santa Maria a Macerata – Esterno

Questi furono tenuti in isolamento nel lazzaretto istituito accanto alla chiesa, mentre il giardino annesso alla chiesa fu adibito a cimitero.

Entriamo in San Clemente per Via  Santa Maria a Macerata e poi imbocchiamo Via Galatina dove osserviamo, in uno spazio recintato antistante al n° civico 84, la prima edicola del Casale: è dedicata dal popolo di San Clemente alla Vergine Immacolata nell’Anno Mariano.

Edicola con statuetta Madonna

Edicola con statuetta Madonna

Nello stesso recinto vi sono due lapidi a memoria dei caduti in guerra: la prima riporta i nomi di quanti caddero in guerra nella guerra 1940-1945; la seconda, invece, elevata il 6.09.1949, con l’incisione “San Clemente martoriata nello spirito ai suoi figli vittima del furore teutonico” è muta testimonianza dell’eccidio perpetrato a San Clemente il 4 ottobre 1943. ad opera dei Tedeschi. In quel giorno, a San Clemente, uno stabile in via Galatina fu minato e, sotto le sue macerie, persero la vita oltre 25 civili.

Nel Casale di Tredici

La Chiesa parrocchiale di San Matteo Apostolo è citata nella Bolla di Senne o Sennete del 1113, anno di fondazione della Diocesi di Caserta, come San Matteo né Tredici, situato al trivio per san Clemente, Centurano e Falciano.

Forse il nome Tredici è stato il tredicesimo casale, meglio specificato in seguito da papa Alessandro III, nel 1778, come San Matteo del luogo di Tredicim, che sarà ricordato per la produzione di pelli di buona qualità dal Giustiniani.

Comunque anche Tredici, come San Clemente, si sarebbe ingrandita dopo la distruzione dell’antico casale di Macerata, poi distaccato dalla contea casertana per essere venduto, insieme a Falciano, ai Fiorillo e da questi rivenduti al Principe di Caserta nel 1582.

La Descrizione sullo Stato di Caserta del Manni non cita mai cittadini rivolti al mercato settimanale di Torre, sebbene era già redditizia l’attività della concia delle pelli. Il casale di Tredici si dice abitato da circa 100 anime, quindi 19 famiglie, residenti in case di tufo e dimore palazzate. Il casale passò nel 1748 a 258 persone, che avevano come riferimento la Parrocchial Chiesa di San Matteo di Tredici di Caserta e una Cappella del Rosario.

A quanto è dato sapere la parrocchia è stata dedicata sempre sotto il titolo di San Matteo, sebbene sulla nicchia del portale della nuova costruzione, comparirà la data del 1769, anno in cui sarà ristrutturata dal parroco Ferraiolo con l’inserimento di due Cappelle: intitolate entrambe alla B.V. Maria, sebbene una di patronato della famiglia Tedesco, l’altra, sotto lo stesso titolo di patronato della Famiglia Pastore, a cui apparteneva l’unico vero palazzo signorile rimasto in piedi, palazzo Pastore o villa Pastore, sebbene sulla finestra di quest’ultima compaia incisa la data del 1789.

Oltre all’unico ricco del paese nella persona di don Giacomo Pastore che vive civilmente e possiede il titolo di magnifico per sé, per la moglie e per le sorelle, seguito dalla famiglia Tedesco che possiede anch’ essa titoli nobiliari, l’altra fascia intermedia è costituita da piccoli borghesi possessori di muli, giumente, bestiame che quasi sempre ospitano in casa propria.

Villa Pastore

Villa Pastore

 

Il Casale di Centurano ed il Parco Cerasola

Entriamo in Centurano per Via Petrarca e subito si presenta il centro storico del Casale con l’antica Chiesa della Confraternita di San Giuseppe, che attualmente ospita eventi sociali e culturali, e sul cui ingresso vi è una nicchia con l’affresco  San Giuseppe col Bambino.

Di fronte, la restaurata fontana in cui Ferdinando IV di Borbone fece giungere l’acqua Giulia su richiesta del suo barbiere Michelangelo Viglia, che volle che essa fosse sovrastata da una lapide con la scritta: Mi diè dell’acqua Giulia/ Un rivoletto il Re;/ Io sull’augusto esempio/ Ne do altrui da me./ Il cittadino, il rustico, il peregrin l’avrà;/ Venite, ristoratevi./ Fresca per tutti sta.”.

Fontanan Ferdinando IV

Fontana fatta costruire da Ferdinando IV

Poco lontano da essa, al n° 19 di Viella dei Ricciardi, possiamo osservare la bella edicola dedicata alla Madonna del latte.

foto212[1]

Edicola Madonna del latte

Via Giulia è ancora fiancheggiata da una cortina di palazzi e palazzetti che testimoniano come il Casale sia stato prediletto, nel passato, da nobili e possidenti del luogo. Il palazzo che fu di  Francesco Donato  D’Elena, ancorché da restaurare, dà ancora l’idea della potenza del suo proprietario: su un marmo all’interno del cortile è inciso l’anno 1620 mentre sull’arco d’ingresso al palazzo è scritto “Franciscus Donatus de Helena filius  …fecit anno 1694” .